Uno dei gioielli di Brindisi è la Chiesa di Santa Maria del Casale. E’ una delle chiese più belle di Brindisi, è la chiesa da visitare in attesa del vostro aereo: dall’aeroporto, ci si arriva a piedi in cinque minuti. Se vi trovate in città, la Chiesa dista circa 4 chilometri dal centro. Ci sono stato e ve la racconto un po’.

Storia

Fu costruita nei primi anni del XIV secolo per opera del Principe di Taranto Filippo I e della moglie Caterina di Couternay, nel luogo in cui sorgeva una cappella dedicata a Santa Maria del Casale. Nel 1310 fu adibita a “cancelleria” durante il famoso processo contro i templari del Regno di Sicilia. I Frati Minori Osservanti nel 1568 e i Padri della Serafica Riforma poi ampliarono il complesso con la costruzione del convento annesso. La Chiesa, passata nel 1868 al demanio, fu dichiarata monumento nazionale nel 1875. Nel corso dell’ultima guerra venne utilizzata come deposito militare e poi come alloggio di fortuna per gli sfollati. Nel 1954 il Genio Civile di Brindisi ha provveduto alla riparazione dei danni bellici e la Soprintendenza ai Monumenti della Regione Puglia, dal 1969 al 1975, ha dato corso ad alcuni restauri per salvaguardare il soffitto a capriate e il pavimento in cotto fiorentino bicolore. Nel 1969 il Comune di Brindisi ha ceduto il complesso all’Arcidiocesi di Brindisi. Attualmente la Chiesa è completamente surclassata dagli impianti che io voglio chiamare “della modernità”: aeroporto civile e zona militare. Peccato.

Architettura

La struttura architettonica, dalla pianta a croce latina e con un singolare protiro pensile monocuspidato sulla facciata, è arricchita all’interno da un’interessante decorazione pittorica. La chiesa presenta un’aula unica in cui l’accentuato transetto viene sottolineato mediante due archi a sesto acuto. L’ampio presbiterio rettangolare è, invece, preceduto da un adorno arco trionfale, che in armonia con i due laterali, spezza la rigidità delle linee. Ad illuminare l’interno concorrono sei monofore ogivali, quattro delle quali si aprono in navata, una in controfacciata e l’ultima nell’abside. In alcune ore del giorno, questo tipo di illuminazione crea suggestivi giochi d’ombra. L’aula ha copertura a tetto mentre nel presbiterio vi è una grande volta a crociera costolonata. Sobri capitelli ornano le colonne con motivi tipicamente romanici (antropomorfi, zoomorfi e fitomorfi), mentre nell’imposta dell’arco trionfale si riconosce il tipico decoro pugliese dell’XI secolo: animali affrontati e simmetrici. Sul capitello di sinistra due grifi e a destra coppie di leoni rampanti, sugli altri invece foglie dai bordi a taglio vivo.

I cicli pittorici

Il complesso figurativo più importante è certamente quello affrescato da Rinaldo da Taranto sulla parte interna della facciata che, in quattro fasce parallele, sviluppa il Giudizio Universale. Nella prima è collocato il Cristo giudice seduto in trono, accompagnato dalla corte celeste; nella seconda è rappresentata l’Etimasia Tu Trono, con accanto Adamo ed Eva. Nella fascia successiva c’è il corteo dei beati e la Psicostasia (misurazione delle anime) e nell’ultima, divisa dal portale, la raffigurazione dell’inferno a destra, mentre a sinistra quella del Paradiso con la presenza dei Patriarchi che raccolgono in grembo i giusti. Altrettanto significativo è l’Albero della croce (Albero della vita) dove al posto dei rami si riflettono dodici cartigli e si sviluppano due fasce a medaglioni intrecciati che accolgono le figure degli apostoli. Nel transetto, sulla parte destra, si trovano, in due serie, le storie di S. Caterina d’Alessandria, mentre nel versante merdionale sono rappresentati S. Marina, l’Arcangelo Michele, i santi Stefano e Lorenzo diaconi e, subito in alto a destra, il martirio di S. Lorenzo. Nell’ala nord del transetto si conservano solo tracce di affreschi; molto particolare è il fregio floreale che divide una fascia con i gigli angioini. Su una delle semicolonne si delinea, infine, la figura di S. Nicola da Tolentino e sull’altra di S. Paolo. Nel presbiterio, a sinistra, il ciclo della Passione (Deposizione della Corce, Reposizione nel Sepolcro e Resurrezione) di stile bizantineggiante e a destra la Cena ed episodi evangelici caratterizzanti la figura di Maria. Nella volta a crciera sono riprodotti i temi dell’Annunciazione, Presentazione al tempio e Visita dei re magi e il Sogno di Giuseppe.

Il convento
Il Minori della Regolare Osservanza giunsero a Brindisi nel 1508 su iniziativa di mons. Bovio, arcivescovo di Brindisi. I padri adattarono le celle del convento in modo da renderle più consone alla vita monastica, costruendo piccoli locali con volte a botte affrescate con medaglioni che riproducevano i compagni di San Francesco e alcuni distici latini scritti da padre Bonaventura Morone. I frati commissionarono anche tele, statue ed ancora piviali, pianete, ostensori, calici, candelabri e messali oggi non più presenti all’interno della Chiesa. Il corcifisso ligneo opera di frate Angelo da Pietrafitta è invece conservato fin dal 1886 nella chiesa di S. Maria degli Angeli di Brindisi.

Fonte di questo articolo è stato il prezioso opuscoletto che ho preso direttamente nella Chiesa, disponibile in varie lingue. Potete vedere tutte le foto che ho scattato sia su Facebook che su Flickr.