Una delle cose più belle da vedere a Lecce in Salento è la Basilica di Santa Croce. La prima cosa che mi colpisce, prima di addentrarci nella sua descrizione, è la sorpresa. Da Piazza Santo Oronzo si prende per Via Templari, si cammina per pochi metri e d’un tratto, come d’incanto, di fronte a te ti si presenta all’improvviso uno degli esempi più alti del barocco leccese in tutta la sua sfarzosità. La Basilica di Santa Croce è una vera e propria sorpresa per chi non l’ha mai vista. La sua costruzione iniziò nel 1549 e terminò circa un secolo dopo, nel 1646. E’ il frutto di tre architetti che si sono succeduti nel tempo: Gabriele Riccardi, Francesco Antonio Zimbalo e Cesare Penna.

La facciata della Basilica di Santa Croce

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E’ la facciata quella che mi piace di più, personalmente, e che colpirà anche voi per la sua magnificenza. La parte alta del prospetto è di Cesare Penna, quella più ricca di ornamenti, con una balconata che viene tenuta su da figure come leoni, grifi, draghi, simboli, colonne, … Al centro, si trova il meraviglioso rosone romanico, con una ghiera barocca, foglie di alloro e bacche. Ai lati del rosone, ci sono due colonne corinzie, che separano la zona centrale da quelle laterali in cui si trovano delle nicchie con le statue di san Benedetto e Papa Celestino V. Ai lati della facciata, invece, si ergono due grandi statue femminili, simboleggianti la Fede e la Fortezza. La facciata viene chiusa nella parte alta dal timpano, con la croce al centro. Secondo alcuni studiosi, il piano delle decorazioni della facciata sarebbe da collegare a una celebrazione della vittoria nella battaglia di Lepanto del 1571: in questa battaglia, le potenze occidentali avevano sconfitto l’Impero Ottomano e questo aveva portato dei grandi benefici economici e commerciali a tutto il Salento, allora conosciuto come Terra d’Otranto, che prima viveva costantemente sotto assedio da parte dei saraceni. Le sculture maschili (telamoni) vestite da turchi sarebbero un richiamo ai prigionieri catturati dalla potente flotta veneziana durante la battaglia. Non a caso, la suddivisione delle spoglie catturate ai nemici avvenne proprio qui in Terra d’Otranto, nei pressi del santuario di Santa Maria di Leuca. Al contrario, gli animali raffigurati sotto la balaustrata alluderebbero alle potenze cristiane alleate: il dragone era l’emblema dei Buoncompagni, famiglia alla quale apparteneva papa Gregorio XIII, il grifo simboleggerebbe Genova, l’Ercole il granduca di Toscana, … E’ uno spettacolo di storia questa facciata, credetemi!

L’interno della Basilica di Santa Croce

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A disegnare la struttura generale della chiesa e la facciata nella sua parte inferiore fu Gabriele Riccardi, su quello che era già un luogo di culto più antico. L’interno ha delle linee classiche e dei decori cui si sono aggiunti, nel corso dei secoli successivi, rosoni, festoni d’alloro e crespi d’acanto. La Basilica è a croce latina, originariamente a cinque navate. In seguito, quelle laterali furono modificate in cappelle aggiuntive. L’altare maggiore che vedete oggigiorno, in passato si trovava nella chiesa dei Santi Niccolò e Cataldo dal quale fu prelevato nel 1956. Molto belli i dipinti che potete ammirare lungo le pareti: l’Adorazione dei pastori, l’Annunciazione, la Visita di Maria a Sant’Elisabetta, il riposo nella fuga in Egitto. Volgendo lo sguardo in alto, invece, noterete il soffitto ligneo rifatto nell’800 e il disegno originale della cupola del 1590. Fantastico, per gli amanti della musica, è l’organo a canne costruito dai Fratelli Ruffatti nel 1961 che si trova nel presbiterio.

Curiosità sulla Basilica di Santa Croce
1) L’autoritratto di Antonio Zimbalo. Difficile da notare personalmente a meno che non ve lo dicano come sto facendo io in questo momento, la facciata ha una leggenda raffigurata tra tutte le sue bellezze barocche: l’autoritratto di Antonio Zimbalo. Per vederlo, guardate il rosone al centro e da qui muovete lo sguardo a ore nove, verso sinistra.
2) La Basilica nel XIX secolo. Un’altra curiosità è l’approccio della città nei confronti della Basilica. All’inizio del XIX secolo, infatti, la Basilica fu molto avversata dai critici del luogo. Tutto il suo racconto così elaborato e sfarzoso veniva visto male, a tratti ridicolo e di pessimo gusto. E’ solo nel XX secolo che inizia un movimento di rivalutazione della Basilica e vengono pubblicati diversi studi, soprattutto sulla complessità della simbologia della facciata. Ad oggi, invece, la Basilica è il simbolo della città di Lecce, probabilmente la sua perla architettonica.
3) L’altare barocco più bello. All’interno della Basilica c’è quello che viene considerato come la massima espressione scultorea del barocco in Salento. Si tratta dell’altare dedicato a San Francesco da Paola, un capolavoro di Francesco Antonio Zimbalo che lo realizzò tra il 1614 e il 1615. Si trova nel transetto sinistro. E considerate che l’intera chiesa ha ben sedici altari barocchi!

Vi aspetto a Lecce …