Questo post è scritto da Alessandro (vedi fine dell’articolo). Oggi vorrei condividere con i lettori un’esperienza di mare, sport e relax che è diventata per me appuntamento fisso ogniqualvolta mi trovo a passare nei pressi di Gallipoli. Per me che sono un amante degli sport acquatici è assolutamente un must, e presenta diversi aspetti vantaggiosi. Sto parlando del periplo dell’isola di Sant’Andrea, il minuscolo isolotto che si trova proprio di fronte alla città di Gallipoli. E’ una escursione che di solito viene fatta in barca a vela o a motore, noleggiando direttamente il mezzo presso il porticciolo turistico di Gallipoli. I prezzi per il noleggio giornaliero, o per la mezza giornata, sono solitamente irrisori, basta intavolare un minimo di trattativa prima di noleggiare la barca.

A me piace invece girare il Salento con il mio fido kayak sul tetto dell’auto: il Salento, si sa, è una terra che presenta spesso il suo lato migliore con scogliere e grotte naturali ed è, quindi, particolarmente indicato poterne ammirare le coste dal mare. Il programma dell’escursione è presto detto: arrivo in serata e prendo alloggio in uno dei numerosi bed & breakfast a Gallipoli o nelle immediate vicinanze. Al mattino, sveglia di buon ora, di solito non oltre le sette. Il consiglio è quello di mettersi in mare presto in quanto già da giugno, il caldo del giorno è piuttosto insistente. Non preoccupatevi del fresco mattutino, poche pagaiate e si dissolve come nebbia al sole.

Alle otto, tappa allo Scalo del Canneto, che costituisce il punto di partenza obbligato dell’escursione. Dal piccolo approdo presso il mercato ittico, famoso tra gli appassionati di sport acquatici per la situazione di forte degrado nella quale versa, mi allontano velocemente da riva e inizio a gustare il meritato sapore di una escursione che ha contorni mistici. E’ una sensazione meravigliosa, al mattino presto, con la luce del sole ancora tenue, solcare l’acqua con la pagaia in totale solitudine, se non quella di rari pescherecci che rientrano dalla battuta notturna.

Solo il fruscio della pagaia sull’acqua mi accompagna, mentre mi avvicino ai due scogli detti “dei Piccioni” e “del Campo”, che si ergono sul pelo del mare come due sentinelle.

Passando nel mezzo ai due scogli, oppure sorpassando lo scoglio del Campo da nord, mi avvicino all’isolotto di Sant’Andrea. La caratteristica dell’isolotto di Sant’Andrea è di essere completamente piatto: l’ unico rilievo dell’isola è costituito dal faro ottocentesco, che è stato restaurato e rimesso in funzione una ventina di anni fa. L’approdo avviene nei pressi del porticciolo sul lato ovest dell’isola, dove solitamente mi fermo per fare il primo bagno della giornata: piccolo momento di vero relax, per rinfrescarmi prima di affrontare la “circumpagaiazione” vera e propria dell’isola. La scelta di questa posizione per fare il bagno non è casuale: il lato ovest è quello più riparato dal vento, avendo la terraferma alle spalle. Il lato opposto invece, risente delle frequenti passate di maestrale che spazza il basso isolotto.

Poco più a nord del porticciolo si apre il canale di accesso alla laguna, la quale costituisce certamente la maggiore attrattiva dell’isola. Il piccolo specchio palustre dell’isola è l’elemento caratterizzante della Riserva Naturale dell’Isola di Sant’Andrea e litorale di Punta Pizzo. E’ l’occasione ideale per la pratica del bird-watching, se non altro per la presenza del rarissimo gabbiano corso e di uccelli migratori come l’airone cinerino. Ritengo che mezz’ora – quaranta minuti passati nella laguna siano il tempo giusto da passare qui e consiglio vivamente a tutti di farci tappa. Con un’avvertenza, però: l’approdo e la visita dell’entroterra sono vietati, in quanto è necessario l’accompagnamento di una guida ambientale autorizzata. Contravvenire alle disposizioni in merito della Capitaneria di Porto può comportare multe molto salate. Il kayak, invece è perfetto allo scopo: non inquina, non fa rumore, e consente di destreggiarsi con agilità nelle acque della riserva. Un piccolo binocolo consente di distinguere chiaramente i volatili senza disturbarli avvicinandosi.

Quando esco dalla laguna, inizia il periplo dell’isola, che si effettua passando sotto il faro. In genere, dal faro al rientro presso il Canneto ci si impiega non più di mezz’ ora, se avete un minimo di allenamento. La lunghezza complessiva dell’escursione è pari a circa 15 chilometri e, fra bagno, bird watching e periplo metto in conto tre ore e anche qualcosa in più: è un tempo più che sufficiente, ma per me questa escursione rappresenta un momento di vero relax, e desidero gustarmelo con lentezza. Di questo passo, al rientro, penso di solito che, riposta l’attrezzatura e fatta una doccia, è già arrivata l’ora di rifocillarsi con una bella porzione di triglie alla gallipolina.

Alessandro Benedetti
Toscano doc, ma grande appassionato della Puglia, e del Salento in particolare. Mi piace viaggiare per la penisola, alla scoperta di itinerari insoliti, quelli che rimangono di solito fuori dalle rotte del turismo di massa. La passione per l’inusuale ed il curioso, e l’avversione per il banale e lo scontato, si riflette nella mia attività di blogger, come testimoniato dal mio blog di Curiosità su Firenze. Mi potete seguire sul mio blog Firenze curiosità