Tra i vini di Puglia, ce n’è uno meno conosciuto degli altri: il Susumaniello. Ce lo descrive Cosimo Ricciato, sommelier blogger su Vino24.

Negli ultimi due – tre anni mi ha fatto enormemente piacere constatare che anche la Puglia, regione che conosco benissimo, anche perchè ci sono nato (Salento) si sta accodando all’utilizzo di vitigni autoctoni in purezza per la produzione di vini particolarmente interessanti. Grande lavoro si sta facendo con vitigni a bacca rossa come il Negroamaro e il Primitivo, seguono a ruota le nuove riscoperte come il Fiano Minutolo e Verdeca, vitigni a bacca bianca della stupenda Valle d’Itria. Ultimamente si sente parlare più spesso di un vitigno dal nome un tantino particolare, il Susumaniello, vitigno autoctono a bacca rossa che pian piano sta riguadagnando terreno anche nella vinificazione in purezza.

Storia, diffusione e denominazioni
Il Susumaniello è un vitigno autoctono della Puglia, si può definire tale grazie alle poche e incerte notizie che avvolgono la gran parte dei nostri vitigni autoctoni. Vitigno antico, con probabili origini dalmate che non chiariscono il come, quando e perchè è arrivato in Puglia, esattamente nella zona dell’alto Brindisino, quasi ai confini con i primi comuni della provincia di Bari. Il suo nome così curioso è dovuto al fatto che il vitigno, specialmente nei primi 10-15 anni di vita, ha la caratteristica di essere un vitigno molto produttivo, tanto da caricarsi in modo quasi spropositato di grappoli di uva, da qui appunto il detto azzeccatissimo “carico come un somarello”. Diffuso nel brindisino e nelle zone vitivinicole intorno ad Ostuni e Fasano, nuovi impianti si possono trovare nella zona dell’Alto Salento a testimonanza della fiducia che i nuovi vignaioli riversano verso la difesa e valorizzazione del proprio territorio anche attraverso i vitigni autoctoni più storici. Il Susumaniello era utilizzato maggiormente in uvaggio con altre varietà della zona, negli ultimi tempi si sta riscoprendo anche in alcune vinificazioni in purezza particolarmente interessanti. Rientra nel disciplinare Doc per la produzione dei seguenti vini: Brindisi Doc, max.30. Ostuni Doc Ottavianello, Max.15%.

La pianta del Susumaniello
Il Susumaniello è conosciuto anche con i sinonimi di Somarello nero, Sumariello nero, Zuzomaniello, Cozzomaniello, Zingariello (testimonianza delle sue origini Dalmate), Grismaniello e Lacrima di Puglia. Pianta che trova la giusta dimensione se allevata ad alberello, si presenta di buona vigoria e buona tolleranza alle malattie crittogamiche. Grappolo di media grandezza con acino medio, buccia di colore nero-bluastro, pruinosa, molto spessa e di media consistenza. La piena maturazione e la vendemmia di solito vengono effettuate dopo la seconda decade di settembre. Dal susumaniello si ricava un vino di un rosso rubino intenso con sentori un tantino rustici dove prevale il fruttato-vegetale. Vini con un buon tenore alcolico ben bilanciato dalla componente tannica leggermente più incisiva e “rustica” e da una buona dose di acidità che lo rende un vino portato a un invecchiamento medio. Ottimo compagno di primi piatti saporiti e di buona sostanza, di carni alla griglia e formaggi di media stagionatura come il tipico formaggio a forma di pera, il Caciocavallo podolico.

Nel bicchiere: Susumaniello “Serre”, I.G.T. Salento, 2008, 13,5°, di Cantina Due Palme, Cellino San Marco (BR)
Il vino si presenta limpido di un rosso rubino molto intenso con riflessi violacei sull’unghia del bicchiere, consistente. L’olfatto si presenta intenso con sentori vinosi e fruttati di frutta rossa polposa come l’amarena, prugna e confettura di more selvatiche, seguono profumi vegetali di foglia di vite, speziati di pepe verde e accenni di foxy, seguono lievi sentori tostato-vanigliati che rendono l’olfatto complesso e fine. Al gusto è un vino secco, caldo e morbido, per quanto riguarda le durezze si presenta sapido e abbastanza fresco, in questo caso l’acidità segna il passo a favore della sapidità e i tannini sono presenti ma ben addomesticati, per niente ruvidi ed irruenti, i sei mesi passati in barrique sono serviti a snervarli e a renderli un tantino meno rustici (ottima scelta). Vino di corpo con un buon equilibrio tra le durezze e le morbidezze, l’alcol in questo caso gioca un ruolo importante e viene aiutato anche dal periodo, seppur breve, passato in barrique. Intenso e di buona persistenza, con un ritorno del fruttato di amarena e prugna che rendono il gustolfattivo fine. Vino abbastanza armonico, dallo stato evolutivo pronto. Servito alla temperatura di 16° può accompagnare primi piatti saporiti come lasagne al forno, tagliatelle al ragù oppure secondi piatti come carne alla brace, spiedini misti o formaggi di media stagionatura come il Caciocavallo podolico.

Abbinamento suggerito
Caciocavallo podolico accompaganto con del pane di Altamura Dop.